Al di qua del sorriso
Che cosa può esprimere un volto quando lo si coglie privo di quel sorriso che, oggi più che mai, sembra parte costitutiva dell’identità di ognuno?
Sorriso d’ordinanza non solo come maschera sociale, ma come abito individuale che ci fa apparire forti, esteticamente al meglio di noi, aperti al mondo e in grado di fronteggiarlo.
In questi ritratti di Silvano Pupella, intensi e spiazzanti fino al limite del perturbante, ogni soggetto è colto in quel momento in cui il sorriso è assente (“Prego, non sorrida”!).
Oltre allo stupore ed alla perplessità per questa inconsueta situazione (...si è mai visto un selfie senza sorriso?), si coglie in ogni volto qualcos’altro. Osservando a lungo ciascun ritratto, spoglio di ogni orpello esteticamente corretto, ci si sofferma prima di tutto sullo sguardo stupito che li accomuna. Ma come, sembrano dirci questi sguardi, posso non sorridere?
E se non sorrido, io sono ancora presentabile?
In effetti, in assenza del sorriso viene da concentrarsi sugli sguardi delle persone qui ritratte: sguardi che, stimolati a mostrarsi dall’incontro con chi li guarda, aprono direttamente al mondo interno, il quale di per sé, secondo l’immagine collettiva prevalente, è inquietante e poco presentabile. Ogni sguardo, nei ritratti di Silvano Pupella, apre e dà voce ad emozioni, tristezza e spavalderia, appesantimento e dolcezza, pudore e vergogna, che in questi ritratti assurgono a modi di essere, a frammenti di autenticità individuale che irradiandosi dagli occhi permeano di sé l’intero volto.
Gli occhi di ciascuno disegnano non solo e non tanto una finestra verso il mondo interno, quanto uno sprazzo di verità espressiva che riporta a vortici narrativi: un’autenticità fragile e commovente, cui l’assenza di sfondo conferisce un ulteriore e pregnante rilievo, plastico e fuori del tempo. La verità che non mostriamo a nessuno non tanto per un sentimento di pudore, quanto per scarsa considerazione del suo valore.
Quella verità al tempo stesso titubante e precaria, permanente e in divenire, sobria e pregna di dignità, che fa di ognuno di noi un essere umano come gli altri, ma al tempo stesso portatore di irripetibile valore.
Paola Terrile
psicologa analista