ASTRAZIONI METROPOLITANE
In senso generico “l’astrazione” è il procedimento del pensiero per il quale si isola un elemento da tutti gli altri a cui era connesso, e lo si considera quale particolare oggetto di ricerca.
La fotografia di Silvano Pupella è astrazione pura; Silvano è perfettamente integrato nel tessuto della realtà urbana e da questa trae o, ancor meglio, astrae, la propria espressione d’arte.
Vagabondando tra le vie cittadine, come un discepolo di aristotelica scuola, Silvano da origine alle sue astrazioni, risultanti dall’intelletto passivo che, attraverso i sensi, subisce l’impronta delle immagini visibili a tutti, e dall’intelletto attivo che esclude la connotazione visibile ai più e le tramuta in concetti universali.
Ecco che asfalti ricoperti di vernice per la comune segnaletica, “astratti” dalla loro universalità, assumono significati completamente diversi.
Si materializzano lune bianchissime in cieli di improbabili blu, montagne innevate si stagliano su orizzonti verdi, magici e surreali.
Così come una rastrelliera per le biciclette diventa una iridescente autostrada per l’infinito, una vetrata industriale con vetri rotti, appare ora più simile a nembo cumuli, forse pensieri materici imprigionati in un telaio di razionalità.
Comunque sia, dalla banale realtà, Pupella astrae nuovi concetti, nuove forme …. da vita a nuovi sentimenti.
“L’ottica interiore dipende da quella esteriore, e non viceversa” scriveva Ernst Junger.
Il quadrato delle visioni fotografiche, la scelta voluta di creare sempre una visione razionale e geometrica, suggeriscono la volontà dell’artista di guidarci in questo nuovo percorso.
Lo spettatore è libero di interpretare l’immagine secondo i propri sentimenti, di trovare significati nuovi, entrare in territori inesplorati, ma sempre guidato in questo percorso emozionale dalla razionalità quadrata del formato, quasi a imporre uno sforzo ottico e mentale atto a invitare a cogliere aspetti diversi della stessa realtà.
La poetica dell’immagine ne viene esaltata e diffusamente accolta, ne nasce un nuovo veicolo espressivo.
Carlotta Canton
Davico Art Gallery, Torino